Beata Caterina Mattei Patrona di Caramagna Piemonte |
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STORIA: Caterina Mattei nasce dal fabbro Giorgio Mattei
e da sua moglie Billia Ferrari, che prima di lei hanno già avuto cinque figli
maschi. La città nativa, Racconigi, governata da un ramo cadetto dei Savoia,
è importante nell’industria di trasformazione: in campagna si ottengono dai
bachi i bozzoli di seta, che vengono poi lavorati nelle filande della città.
Tra le operaie c’è anche Caterina Mattei, apprezzata come tessitrice di
nastri. Sembra che per la pratica religiosa lei abbia fatto
capo dapprima a una comunità locale di Serviti. Nel 1509, poi, a 23 anni,
incomincia a frequentare un piccolo convento domenicano (istituito da Claudio
di Savoia, signore di Racconigi) e si pone sotto la direzione spirituale di
un predicatore illustre: padre Domenico Onesti di Bra. Ma abbastanza presto
intorno a lei cominciano a girare voci. Essendo nota la sua intensa vita di
preghiera, alcuni parlano di fatti soprannaturali che accompagnerebbero
queste devozioni, magari riferendo o travisando parole sue. Altri invece
parlano di esibizionismo, o peggio. Sicché nel 1512 si intima alla filatrice
di comparire davanti al Tribunale vescovile a Torino. Caterina va, ascolta,
risponde, dopodiché ritorna in città, scagionata e tranquilla. Nel 1514, poi,
a 28 anni, l’Ordine domenicano l’accoglie canonicamente come terziaria in Racconigi:
al rito è presente Claudio di Savoia. Però non è finita. Lei, naturalmente,
si va sempre più conformando alla spiritualità domenicana del tempo, con
tutta la sua “savonaroliana” tensione verso la riforma della Chiesa
dall’interno (fra Girolamo è andato al supplizio in Firenze quando Caterina
aveva 12 anni). A tutto questo si va poi a mescolare l’additivo della
conflittualità frequente tra Ordini religiosi, che insieme arriva a dividere
i fedeli, a preoccupare i governanti... Risultato: nel 1523, Caterina Mattei riceve
l’ordine di andarsene dalla sua Racconigi: così ha stabilito Bernardino I di
Savoia, successore di Claudio, trattandola da pericolo pubblico. Lei si
stabilisce nel vicino paese di Caramagna, facendo vita comune con altre due
terziarie. Per qualche tempo anche ai Domenicani è proibito visitarle. Ma
intanto parlano di lei in lungo e in largo i predicatori che girano l’Italia.
Così la sua fama arriva anche a Mirandola, nel Modenese, a un illustre
personaggio del laicato cattolico impegnato nella riforma della Chiesa
dall’interno: il conte Francesco Pico (nipote e biografo del famosissimo
Giovanni Pico della Mirandola). È l’uomo che per il concilio Lateranense V
(1512-17) ha presentato a papa Leone X un progetto di riforma dei costumi
nella Chiesa. Anche lui si interessa a Caterina, prima scrivendole e poi
incontrandola più volte, in Piemonte e in Emilia. Scriverà anche una sua
biografia, soffermandosi sui fenomeni di “illuminazione” dei quali lei gli
parlava. Caterina muore nella casa di Caramagna. Ma il suo corpo – come lei
ha disposto – viene trasferito a Garessio (Cn), patria del domenicano Pietro
Martire Morelli, che è stato il suo ultimo confessore. E a Garessio si trova
tuttora, nella chiesa di Maria Vergine Assunta. A Caramagna si celebrano i
festeggiamenti della Beata la prima domenica di settembre. La devozione è
ancora molto profonda. La casa è stata trasformata in chiesa. Il coro della
parrocchia è stato dedicato alla Beata Caterina. |